Tutorato peer-to-peer in Irlanda: come funziona davvero e quando può aiutarti (o no)
Perché il tutorato peer-to-peer è spesso la “rete di salvataggio” per chi parte dall’Italia?
Se chiedi a chi è già passato dall’Italia a una università irlandese qual è stata la fatica più grossa nei primi mesi, quasi mai sentirai parlare di “compiti difficili” o “lezioni troppo avanzate”. Molto più spesso, i veri ostacoli sono sentirsi spaesati e soli, non capire subito come si fanno le cose e pensare: “Riesco a costruirmi una vita qui o mi tocca fuggire a casa?” Il tutorato peer-to-peer – quello che in Irlanda chiamano peer mentoring, oppure “Student-to-Student” (S2S) – nasce proprio per questo. Non sostituisce i professori, né fa sparire la fatica, ma può darti una grossa mano a non sentirti isolato. Vediamo come funziona davvero, chi può beneficiarne (e chi magari ne farebbe volentieri a meno), quali sono i pro, i limiti e qualche consiglio pratico per usarlo senza illusioni.
Che cos’è il tutorato peer-to-peer nelle università irlandesi?
Partiamo dal concreto, senza troppi giri di parole:
- Studenti degli anni successivi (secondo, terzo anno o master) si offrono volontari per affiancare le nuove matricole nei primi mesi.
- Non si tratta di ripetizioni, né di “lezioni private”: non ti spiegheranno Kant, né ti correggono il saggio. Sono una sorta di “fratello maggiore” accademico che ti racconta la vita reale in ateneo.
- I mentor hanno ricevuto una formazione minima dall’università e operano sotto supervisione. Ma sono studenti come te, non supereroi.
- Di solito, il supporto avviene in piccoli gruppi: per esempio, due mentor seguono un gruppo da 10 a 20 matricole, con incontri settimanali, tour del campus, serate social.
- In alcune università puoi chiedere anche incontri 1-to-1 se hai bisogno di confidenzialità (ad esempio per motivi personali o se ti trovi meglio così).
Quanto è diffuso il peer mentoring nelle università irlandesi?
Se un’università irlandese ospita studenti internazionali, al 99% ti proporrà un programma di peer mentoring:
- University College Dublin (UCD): oltre 650 mentor ogni anno, incontri di benvenuto a inizio semestre, follow-up settimanali nelle prime 6-7 settimane, gruppi WhatsApp vitali per info pratiche.
- Trinity College Dublin (S2S): mentoring praticamente “obbligatorio” (in realtà è opt-out, cioè sei assegnato in automatico ma puoi chiudere quando vuoi), con più di 3.500 matricole ogni anno!
- Università come Maynooth, Galway, University of Limerick (UL), South East Technological University (SETU), Munster Technological University (MTU): organizzano gruppi simili; in alcuni casi i mentor sono specializzati (per esempio affiancano studenti adulti, chi segue programmi di accesso, studenti con disabilità).
- Le linee guida nazionali suggeriscono di offrire il mentoring peer-to-peer in automatico a chiunque arrivi al primo anno. Non tutte le università sono perfette nell’implementarlo, ma la tendenza ormai è questa.
Cosa fa davvero un mentor peer-to-peer? In quali ambiti può aiutarti e dove invece non arriva?
Qui entriamo nella questione vera, quella che di solito uno studente italiano si chiede su Google: “Ma cosa mi fa FARE il mentor, e dove finisce il suo lavoro?”.
Ambito accademico
- Aiuta a capire come funziona la piattaforma digitale della tua università (Virtual Learning Environment – tipo Brightspace o Blackboard).
- Ti racconta come gestire le scadenze, evitare errori sulle assegnazioni (“assignment”), capire cosa intende davvero il professore nei feedback.
- Non corregge i compiti: per quello hai bisogno degli incontri ufficiali coi docenti.
Ambito sociale
- Organizza piccoli eventi: coffee morning, visita alle society (le famose associazioni universitarie), serate per conoscere altri studenti internazionali.
- Non sei obbligato a partecipare, ma può essere un modo facile per fare i primi due-tre incontri “senza ansia da approccio”.
Benessere personale
- Ti segnala le vere risorse di aiuto (counselling, servizi per ansia, biblioteche, sport center).
- Non è uno psicologo: se hai davvero un disagio o un blocco, ti indirizza verso i professionisti dell’università.
Quali sono i vantaggi pratici per uno studente italiano?
Facciamo chiarezza, niente promesse magiche: il mentoring peer-to-peer, se lo vuoi e lo usi, ti regala soprattutto:
- Riduzione del culture shock accademico: la differenza tra esami orali italiani e continuous assessment irlandese può essere spiazzante, e spesso si finisce per perdersi una scadenza o fare errori evitabili. Un mentor ti racconta gli errori comuni e come non rifarli.
- Rete sociale immediata: arrivi che non conosci nessuno? Il gruppo di mentoring di solito diventa la prima chat che controlli la mattina. Non è sempre amicizia a prima vista, ma almeno nessuno giudica il tuo accento o la domanda “da boomer”.
- Inglese “reale”: parlare con altri studenti fuori dalle lezioni ti aiuta a sbloccarti e a non sentirti sempre sotto esame.
- Ti apre porte da mentor (dal secondo anno): il peer mentoring riconosciuto in Irlanda vale tanto a livello di CV, e in certi atenei ti dà referenze per borse di studio, Erasmus, placement o candidature future.
Ci sono limiti e critiche vere al sistema di peer mentoring?
Assolutamente sì. Meglio saperlo prima, così non ti deludi a metà ottobre:
- Non è un servizio di tutoraggio “tecnico”: non ti risolvono il problema con la tesi o il compito difficile (per quello esistono passaggi successivi: PASS session, tutoring accademico vero).
- La qualità è variabile: i mentor sono volontari; c’è chi è super presente, chi invece risponde solo ogni tanto. Se nel tuo gruppo non gira, puoi cambiare. Basta dirlo.
- Non sostituisce i servizi per casi seri: se hai problemi con i visti, disagio psicologico, difficoltà gravi, il mentor ti ascolta, ma ti rimanda sempre ai servizi veri dell’università.
- Può capitare “overbooking” nei corsi enormi (gruppi troppo numerosi): qui serve insistere un po’ e magari puntare su attività parallele (society, sport, eventi, ecc.).
Come sfruttare al meglio il peer mentoring in Irlanda? Strategie pratiche
Non serve essere “il primo della classe” oppure super estroverso: ecco alcune dritte basate sulle storie vere degli studenti italiani che ci sono passati prima di te.
- Partecipa già dall’Orientation Week: il legame nasce subito; se aspetti un mese è più difficile entrare nel giro.
- Scrivi nel gruppo WhatsApp/domande “scomode”: non sentirti uno scocciatore, spesso i dubbi più banali che hai tu li hanno anche altri.
- Prova a diventare mentor dopo il primo anno: fa curriculum, ti dà referenze e ti mette in gioco in modo attivo.
- Tieni vicini due mentor (se puoi): magari uno del tuo corso di laurea e uno di una society internazionale tipo Erasmus Club.
- Sei timido/a? Parti dalle attività “strutturate”, tipo library tours o sessioni guidate: di solito sono meno stressanti perché tutti sono un po’ impacciati, non solo tu.
Che alternative ci sono o cosa posso integrare al peer mentoring?
- PASS o SI (Peer Assisted Study Sessions): sono gruppi di studio per materie toste (es. Matematica, Programmazione). Qui ti aiutano studenti più grandi in modo mirato.
- Academic Skills Centre/Student Learning Centre: workshop su scrittura accademica, statistica, public speaking.
- Ripetizioni private a pagamento (rare): per chi ha grosse difficoltà e poco tempo per recuperare.
- Servizi di Counselling, Student Advisers: per dubbi personali, ansia, crisi di identità accademica.
Domande frequenti su tutorato peer-to-peer e peer mentoring in Irlanda
Il mentoring peer-to-peer è obbligatorio in Irlanda?
No: è “opt-out”, cioè ti assegnano un mentor per default, ma sei libero di partecipare quanto vuoi, nessuno ti manda via se non rispondi.
Quanto costa il peer mentoring?
È sempre gratuito: l’università finanzia questi programmi (magari qualche euro per una birra o una pizza ad evento sociale, ma i costi sono minimi e sempre opzionali).
Posso partecipare anche se arrivo a semestre iniziato?
Certo! Basta scrivere all’ufficio Student Experience oppure, se vuoi un aiuto pratico, chiedere a noi di Studey e vediamo se riusciamo ad avvisare in anticipo il coordinatore locale.
Il mentor mi aiuta a cercare lavoro part-time?
Ti racconta la sua esperienza, magari ti passa un paio di contatti o consigli pratici, ma il contratto e le scartoffie restano affar tuo (per gli italiani: nessun visto richiesto per max 20h/sett., ma occhio alle regole).
E se il mio gruppo non mi piace, posso cambiare mentor?
Sì: se non ti trovi bene, basta comunicarlo e spesso ti spostano in altra chat/gruppo.
Conclusioni: conviene davvero affidarsi al tutorato peer-to-peer in Irlanda?
Nessun mentor può studiare al posto tuo o risolvere ogni problema. Ma ti può risparmiare un sacco di errori tipici, farti sentire meno marziano e accelerare l’ingresso nella vita universitaria vera.
Non aspettarti la bacchetta magica, però: serve che ti “sporchi le mani” anche tu. E se hai ancora dubbi concreti, chiedici pure. Tutti i nostri advisor sono ex studenti in Irlanda: possiamo spiegarti i programmi attivi nella tua futura università – senza promettere miracoli – e mostrarti alternative se il sistema non ti convince o non copre la tua facoltà.
Nota aggiornata: i dati sono precisi a maggio 2025, ma possono cambiare senza preavviso. Se vuoi info affidabili per il tuo corso o ateneo, scrivi a noi o verifica direttamente sul sito della tua università. Meglio un messaggio in più oggi che una sorpresa spiacevole domani.
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