Studey - Studiare in Irlanda

Realizzazione personale e motivazione: chi è più soddisfatto?

Scegliere di studiare in Irlanda può portare a una maggiore realizzazione personale, ma dipende da motivazioni, opportunità e capacità di adattamento individuali.

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La soddisfazione personale all’università: conta di più studiare in Italia o all’estero (tipo in Irlanda)?

Questa domanda se la fanno in tanti, soprattutto appena arriva quella fase della vita in cui tocca scegliere: restare in Italia per laurearsi, oppure mollare tutto e tentare la strada all’estero, magari in Irlanda? Dietro questa scelta non c’è solo “dove sarà meglio il lavoro”, ma anche — e forse soprattutto — la voglia di sentirsi realizzati, motivati, di svegliarsi la mattina e non sentirsi solo “ingranaggi”. In questo articolo cerchiamo di guardare le cose per quello che sono, numeri alla mano, ma anche ascoltando le storie vere di chi ci è già passato. Senza promettere magie, ma nemmeno fermarci al “basta che ti impegni”.

Cosa vuol dire essere soddisfatti all’università? (Al di là del pezzo di carta)

Quando parliamo di “realizzazione personale” per chi fa l’università, la cosa va molto oltre la laurea o il voto finale. Qui contano almeno tre cose:

  • Quanto ti senti soddisfatto della vita che fai mentre studi (sì, anche fuori dalle lezioni).
  • Come va il tuo benessere psicologico giorno per giorno.
  • Se il percorso che stai facendo rispecchia quelle che erano le tue aspettative all’inizio (spoiler: spesso cambiano strada facendo… ed è normale).

Perché ci si iscrive in Irlanda? E chi poi è davvero soddisfatto?

I dati ufficiali irlandesi degli ultimi anni aiutano a farsi un’idea concreta:

  • Circa il 65% degli studenti in Irlanda dichiara di essere soddisfatto della propria vita al momento degli studi (fonte: StudentSurvey.ie 2023).
  • Il 62% promuove la sua università per l’esperienza nel complesso.
  • Oltre metà degli studenti che partono per l’estero dice di vedere davvero realizzata la loro voglia di crescere a livello personale.

I livelli di benessere psicologico sono un po’ più alti tra chi studia in Irlanda come studente internazionale rispetto a quelli che restano nel proprio paese — solo il 34% mostra segni di stress “serie”, contro il 42% tra gli irlandesi “puri”. Non è poco.

Studiare all’estero, magari in Irlanda, rende davvero più felici e motivati?

Non esiste la risposta secca. La mobilità internazionale però, cioè passare anche solo un semestre fuori sede (fuori dall’Italia o dalla propria regione), porta benefici misurati:

  • Il 70% di chi ci prova si vede già a lavorare fuori Italia anche dopo la laurea — segno che sentirsi “a casa ovunque” è possibile.
  • Si sviluppano più facilmente competenze pratiche e “soft skill”: autonomia, conoscenza delle lingue, problem solving (fonte: Eurostudent).
  • I livelli di stress cronico tendono a scendere, a patto che il carico di impegni non sia fuori controllo.

Detto questo, non tutti reggono allo stesso modo: motivazione di partenza, soldi da parte (o borse di studio disponibili) e capacità di gestire il lavoro sono le tre variabili che fanno davvero la differenza.

Quali fattori aumentano il rischio di “non sentirsi realizzati” all’università, in Irlanda o altrove?

Andare fuori, secondo i dati, non basta. Ecco su cosa ragionare (onestamente) prima di trasferirsi:

  1. Motivazione vera vs. motivazione “esterna”
    Chi studia spinto solo dal “così avrò un lavoro sicuro” rischia di non ingranare e di abbandonare (o cambiare corso). Serve curiosità, voglia di crescere, voler fare la differenza (almeno un po’).
  2. Scelta del corso e dei metodi didattici
    Tra gli irlandesi il 23% finisce per lavorare in un campo non collegato al corso che ha scelto. Segnale di mismatch e di frustrazione.
  3. Stabilità economica
    Meno risorse ci sono per far fronte alle spese (alloggio, bollette, libri, trasporti…), maggiore è il rischio di ansia, stress e abbandono.
  4. Lavoro part-time troppo pesante
    Se si superano le 20 ore settimanali di lavoro part-time, cala il rendimento universitario e la qualità della vita quotidiana ne risente.

Studiare in Irlanda: punti di forza concreti e problemi veri

I punti forti:

  • Campus pensati sul modello anglosassone, con tanti servizi di counselling e peer support a portata di mano.
  • L’inglese come lingua della vita quotidiana: non è solo un “plus” sul CV, ma aiuta tantissimo con la mobility in tutta Europa.
  • Atteggiamento più informale tra docenti e studenti: puoi chiedere feedback, cambiare percorso o integrare stage senza sentirti un alieno.

Le criticità (di cui parlare senza filtri):

  • L’alloggio costa parecchio, specie a Dublino e Cork. Una stanza va dai 400 ai 650 euro almeno (occhio: cambiano spesso, va tenuto monitorato).
  • Il lavoro part-time c’è, ma la concorrenza non manca. Bisogna sapersi organizzare coi turni, o lo stress rischia di mandare tutto a rotoli.

Come capire se un’università irlandese è quella giusta per te? (Checklist vera, non da brochure)

  • Il corso che ti interessa offre davvero stage, progetti pratici, periodi all’estero?
  • Ci sono borse di studio (anche UE) che ti aiutano almeno con le spese fisse, tipo tasse e un po’ di affitto?
  • Sai già come funziona il sistema tutor/studenti? Ricevere feedback vero e personalizzato non è scontato.
  • Hai la possibilità di confrontarti con italiani che hanno già fatto questa scelta? (Nel dubbio, puoi chiedere a Studey un matching gratuito con un mentor).
  • Hai calcolato non solo l’affitto, ma anche le utenze, il cibo, le spese “nascoste” e messo via qualcosa per le emergenze?

Storie vere: perché a volte cambiare paese (e corso) cambia anche il modo in cui vedi te stesso

Giulia, 21 anni, di Milano, racconta:
«Avevo iniziato Economia in Italia solo perché mi sembrava la scelta più “sicura”. Ma non ero felice, sentivo mancasse qualcosa. Un giorno ho scoperto un corso di marketing digitale al TU Dublin e, grazie a un ex-studente di Studey, ho capito che potevo trasferirmi senza ripartire da zero. Oggi seguo un progetto con una start-up locale e lavoro 15 ore a settimana in un caffè. Il bello? Quella esperienza lavorativa vale anche come tirocinio nel mio corso. Per una volta non sento di dover scegliere tra studio e lavoro, e la mia ansia è dimezzata».

Domande comuni sulla soddisfazione degli studenti italiani in Irlanda

Studiare materie scientifiche in Irlanda dà più soddisfazione rispetto a quelle umanistiche?

Non c’è una regola fissa. I sondaggi dicono che student* di scienze della salute e informatica sono tra i più coinvolti, ma anche chi fa arti e comunicazione si sente spesso realizzato, a patto che ci sia coerenza tra passioni e metodo di insegnamento.

È difficile fare amicizia per gli italiani in Irlanda?

All’inizio può essere dura, specie per via dello slang e del clima, ma dopo poco più di un mese l’80% degli studenti internazionali ha già un gruppo di amici stabile. I programmi “buddy” delle università aiutano molto.

Serve il visto per chi arriva dall’Italia in Irlanda?

No, non serve il visto. Ma per lavorare devi richiedere il PPS Number appena arrivi.

Conclusione: come trovare la propria strada senza illusioni (né drammi)

Sentirsi realizzati all’università, in Italia o all’estero, è questione di incastro tra motivazione, opportunità concrete e capacità di chiedere aiuto quando serve. L’Irlanda offre tantissimo, ma richiede anche onestà con se stessi e voglia di informarsi davvero, non solo sui costi (che ci sono e vanno calcolati) ma anche sui propri obiettivi.
Se non vuoi fare tutto da solo e pensi che un confronto con chi ci è già passato possa aiutare, noi di Studey ci siamo: puoi scriverci per una chiacchierata senza impegno, ti ascoltiamo e – se vuoi – ti mettiamo in contatto con un mentor che sta già vivendo quello che tu magari stai solo pianificando.

Scrivici (veramente) quando vuoi: puoi raccontarci i tuoi dubbi, i tuoi obiettivi o anche solo chiedere quanto costa la vita a Dublino da studente. Nessun automatismo, nessuna risposta preimpostata: solo consigli e storie vere.

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