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Studiare moda e design in Irlanda

Scopri come studiare moda e design in Irlanda, le opportunitĂ  uniche offerte e le sfide da affrontare in questa guida pratica e realistica.

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Studiare Moda e Design in Irlanda: la guida reale (zero illusioni)

Hai la testa piena di schizzi, moodboard, idee su abiti che nessuno qui veste (e per fortuna, diciamocelo)? Magari stai pensando che l’Irlanda sia un’opzione alternativa rispetto a Milano, Londra o Parigi, ma non vuoi trovarti impantanato in burocrazia e sensazioni da “ultimo arrivato”. Ecco una guida spietatamente onesta per capire come funzionano i corsi di moda e design in Irlanda: dai pro ai problemi veri, dalle scelte di università alle ansie sul portfolio, senza filtri – e senza farti perdere tempo.

Perché l’Irlanda può essere una scelta sensata

Già partire dal fatto che puoi vivere, studiare e lavorare senza visto fa respirare. L’inglese qui è la regola, ma lo spirito è meno “altezzoso” rispetto a certe scuole inglesi: tanti docenti insegnano e producono (sono meno “cattedratici” e più concreti), le classi restano piccole, l’ambiente è pratico. Non è Shangri-La: il costo della vita è alto, soprattutto a Dublino, e un portfolio fatto di solo post-produce non basta.

I laboratori – sia moda che design – sono collegati davvero alle industrie locali: può capitare di lavorare su progetti commissionati da start-up, festival o brand emergenti. E con Londra a un’ora di volo, le opportunità di stage sono più reali di quanto immagini (ma non magiche: niente showroom a caso, ti tocca meritartelo).

Cosa offre l’Irlanda, in breve:

  • Lauree riconosciute in tutta l’UE, triennali o quadriennali.
  • Portfolio (e non solo i voti) conta piĂą di tutto.
  • PossibilitĂ  di stage in aziende, cinema, atelier giĂ  dal secondo o terzo anno.
  • Nessun permesso di soggiorno per studenti italiani, solo registrazione PPS se lavori.
  • Burocrazia semplificata rispetto al Regno Unito post-Brexit.

Attenzione però: se sogni solo lezioni su storia della moda e fashion theory, forse la Francia o il Regno Unito, da questo punto di vista, restano più accademici. Qui si impara facendo, tagliando, sporcandosi le mani. Non è per tutti – e va bene così.

UniversitĂ  e corsi che valgono davvero

Ci sono diversi atenei seri, e tanti “falsi miti” da sfatare. Questi quelli più affidabili per moda e design:

  • National College of Art & Design (NCAD) – Dublino
    BA Fashion Design, 4 anni
    Ingresso tramite codice CAO AD211 + portfolio (preparati: la selezione è tosta, ma chi entra ha accesso a ottimi contatti, laboratori e stage).
  • Griffith College – Dublino
    BA (Hons) Fashion Design, 3 anni
    Si può accedere sia tramite CAO (GC494), sia domanda diretta. Il portfolio è digitale ed è più “aperto” a percorsi non convenzionali.
  • Limerick School of Art & Design (TUS) – Limerick
    BA (Hons) Fashion Design, 4 anni
    Molto orientata alla sperimentazione (alcuni designer irlandesi di tendenza sono passati da qui). PossibilitĂ  di Erasmus.
  • IADT – DĂşn Laoghaire (Dublino)
    Corsia preferenziale per chi sogna costume design, model making, produzione per cinema o TV. Il corso è unico in Irlanda, e vicino al mondo del cinema locale (serie come Vikings sono state girate a due passi).

Se invece ti interessa la parte “fashion business”, marketing o retail, guarda TU Dublin: i corsi lì sono pratici e meno cuciture-intensive.

Per graphic, product, interior, UX design, le sezioni di design degli atenei sopra (piĂą Atlantic Technological University a Galway e University of Limerick per industrial design) sono le porti di riferimento.

Cosa serve DAVVERO per essere ammessi

Lascia perdere le leggende su voti mostruosi o portali complicatissimi: il vero scoglio è il portfolio e capire le deadline, non la burocrazia.

  • Diploma: per gli italiani di solito si tratta di presentare voti e documenti tradotti, piĂą l’equivalente della “maturità”. Comunque il pezzo di carta pesa meno del portfolio.
  • Portfolio: la selezione vera. Vanno mostrate idee, ricerca visiva, schizzi, passi intermedi e prototipi. PiĂą interessa il processo che il prodotto finito (spoiler: a nessuno interessa la foto perfetta di un vestito se non si capisce “come” ci sei arrivato o arrivata).
  • Inglese: quasi sempre si chiede tra IELTS 6.0 a 6.5, Duolingo accettato in qualche caso. Frequenza liceo linguistico non basta: meglio provare un test ufficiale (o, se vuoi capire se puoi evitarlo, chiedi a noi di Studey; a volte basta la media dei tuoi crediti linguistici).
  • Scadenze: il portale CAO chiude ogni anno rigorosamente il 1 febbraio (con tariffa “bassa” entro il 20 gennaio). Il portfolio di solito si carica a febbraio-marzo, ma ogni universitĂ  ha tempistiche (e regole sul formato) leggermente diverse. Non rischiare di sbagliare data: le amnesie costano l’anno.

Quanto costa (e cosa non dicono mai)

Laurea statale? Gli studenti UE (cioè noi italiani) possono spesso accedere al regime “Free Fees”: tu paghi lo student contribution (intorno ai 3.000 euro l’anno) più qualche tassa di laboratorio.
Privati come Griffith fanno pagare di più (siamo sui 6.800 euro circa all’anno).
La vita? A Dublino è cara – 900/1.200 euro per una stanza singola, a Limerick puoi vivere con 600-800. Aggiungi materiali, stampa, thread, tele, viaggi in bus (i costi veri spesso sono nascosti: dal tessuto per le collezioni al caffen latte per tenerti sveglio la notte).
Le borse di studio ci sono (SUSI grant per chi resta sotto certe soglie di reddito, borse interne per chi merita sul serio), ma attento: non arrivano tutte automaticamente, e alcune domande sono pallose da compilare.
Lavorare part-time si può, ma non aspettarti di vivere solo con quello (salvo rinunciare a qualche ora di sonno durante le settimane “critiche”).

Come NON farsi bocciare il portfolio (secondo chi ci è già passato)

La tentazione è mandare tutto super rifinito, magari solo foto con filtri Instagram. Non basta. Le commissioni vogliono vedere chi sei e come pensi:

  • Parti da qualcosa che ti riguarda: una storia, un tema, un’ossessione personale.
  • Includi schizzi, moodboard (anche grezzi), prove colore, collage, pattern, mock-up di carta/stoffa.
  • Fai capire il percorso: l’idea grezza, la bozza, la versione migliorata, il prototipo (anche se brutto, anche se a metĂ ).
  • Tutto, se possibile, con brevi spiegazioni in inglese.
  • Accetta che alcuni lavori siano acerbi: meglio l'onestĂ  che la finta perfezione.

Lo sbaglio più comune? Mandare solo il lookbook, stile editoriali di moda fatte per Instagram, senza mostrare il dietro le quinte. Avere lavori “imperfetti” ma veri spesso pesa più di dieci immagini patinate.

Stage e sbocchi: cosa aspettarsi davvero

Stage obbligatori ce ne sono, ma per trovarne uno interessante bisogna muoversi con largo anticipo e farsi trovare “pronti”. La partnership tra alcune scuole e aziende esiste davvero – fashion studio irlandesi, HQ di Primark o di catene internazionali, atelier coinvolti nel cinema (per esempio IADT è collegata a produzioni tipo Foundation o Vikings).

Il settore tech di Dublino apre strade anche a chi sceglie product, UX, interaction design: non per forza moda “classica”, insomma. Competenze trasversali (e capacità di raccontarsi in inglese su CV/portfolio/reel) fanno la differenza più della scuola in assoluto.

Gli errori da non fare, visti e rivisti

  • Sopravvalutare l’atmosfera: i primi esami sono su taglio carta e teoria colore, non “creazione della prossima collezione alla Paris Fashion Week”.
  • Sottovalutare i costi collaterali: fili, tessuti, stampa digitale… il budget “vero” a volte si scopre solo vivendo lì.
  • Spaventarsi davanti a una selezione: se bocci il portfolio puoi ripartire con un QQI Level 5 Art & Design in college locali e ritentare. C’è sempre una seconda possibilitĂ .
  • Forzarsi a imparare a cucire se odi ago e filo: i corsi business e retail esistono apposta, non è obbligatorio fare il fashion designer.
  • Dare per scontato che, essendo UE, tutto sia “automatico”: tra equivoci sul domicilio e domande SUIS, conoscere i passaggi è fondamentale.

Domande che riceviamo sempre (e risposte senza giri di parole)

Serve un visto per gli italiani?
No, e te lo ripetiamo: serve solo la registrazione PPS per lavorare.

Posso lavorare part-time mentre faccio moda?
Si può, ma occhio: durante le settimane calde i ritmi sono alti (notti in laboratorio, “crit session” e zero scuse per chi è in ritardo). Meglio prenotare turni nel weekend, essere onesti con il datore di lavoro.

Se ho solo un livello B1 d’inglese, sopravvivo?
Onestamente, no. Tanti termini tecnici non li insegna nessuno a scuola superiore. Mira almeno a un B2. E guardati tutorial su YouTube, patternbook in lingua, anche se all’inizio sembra arabo.

Non ho fatto liceo artistico, posso essere preso?
Sì. Un nostro ex studente (liceo scientifico) ha portato prototipi stampati in 3D e schizzi ricavati dal coding. Ora lavora in un brand sportivo in Germania. Non è il titolo a essere valutato, ma le idee.

Se sei arrivato fin qui…

Hai già affrontato la parte più noiosa: informarti seriamente. Studiare moda o design in Irlanda non è un’esperienza “instagrammabile” al 100%, ma per molti conta più l’opportunità di provare sul campo, sbagliare e ripartire. Se hai dubbi sulle date, sul portfolio, su quale corso ti si addice o vuoi solo sentire la voce di chi ci è passato prima di te, fatti avanti (senza impegno, davvero). Non tutto è perfetto, ma insieme una bussola si trova.

Se vuoi una revisione portfolio concreta o hai bisogno della tabella scadenze aggiornata, basta chiedere. Da qui in poi sei tu a scegliere la strada.

Parole chiave: studiare moda in Irlanda, corsi design Irlanda, Fashion Design Ireland.

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